LAVORATORI DEL SETTORE INDUSTRIA ALIMENTARE DA 5 MESI SENZA CONTRATTO
In una fase delicata come questa, in piena emergenza sanitaria, sociale ed economica, le aziende alimentari e delle bevande, grazie al fattivo contributo e alla professionalità di lavoratrici e lavoratori che hanno garantito il loro impegno recandosi ogni giorno al lavoro, hanno assicurato i beni primari alla nostra popolazione.
Inizialmente con qualche timore verso la propria salute e, non di meno, le difficoltà di conciliare lavoro e cura dei figli e/o anziani, con asili, scuole e centri diurni chiusi. La pur positiva soluzione del ‘lavoro agile’ non è la panacea di tutti i problemi per le famiglie e soprattutto non è attuabile per tutte le maestranze. Per chi opera in produzione, in linea, nei laboratori e/o a catena… è una soluzione non percorribile, almeno non oggi.
L’elevato valore del lavoro in questa filiera produttiva ha permesso alle OO.SS., tramite il prezioso contributo dei delegati sindacali – anche prima della firma del protocollo condiviso del 14 marzo u.s. – di intraprendere tutte le strade per tutelare la sicurezza e la salute dei lavoratori, garantendo nel contempo la produzione stessa. Frutto anche di relazioni sindacali consolidate, attente ai diversi contesti e cambiamenti, dimostratesi fondamentali anche in una fase emergenziale come l’attuale.
Con l’amaro in bocca, purtroppo ad oggi, dobbiamo constatare che quell’atteggiamento propositivo delle direzioni aziendali alimentari e delle bevande sulla condivisione di protocolli sulla sicurezza all’interno degli stabilimenti, non è stato conseguente nella trattativa per il rinnovo del contratto nazionale scaduto a fine novembre 2019, per dare risposte ai 400mila addetti in Italia e circa 8.000 nella nostra regione.
Un negoziato nazionale interrotto a febbraio u.s. per un atteggiamento ‘altalenante’ e di ‘rimando’ da parte di Federalimentare, ancora prima dell’epidemia covid-19, atteggiamento per il quale le OO.SS. avevano dichiarato lo stato di agitazione, poi ritirato con grande senso di responsabilità per l’emergenza Covid-19, con l’impegno di Federalimentare a riprendere le trattative con l’8 aprile.
I Segretari regionali di FAI CISL, FLAI CGIL e UILA UIL del Friuli Venezia Giulia esprimono un forte rammarico, per un’occasione persa ed aspettative tradite verso lavoratrici e lavoratori che in questi mesi di emergenza non hanno fatto mancare nulla alle aziende.
Ritengono altresì che l’impegno espresso dalle maestranze, i risultati raggiunti dal settore che ha raddoppiato l’export negli ultimi 10 anni, con un aumento della produttività del + 4,9% a livello nazionale e + 4,7% a livello regionale nell’ultimo anno, il valore del lavoro dei ‘suoi addetti’ meriti la giusta considerazione e più rispetto ed un riconoscimento concreto. Le relazioni sindacali devono realizzare risultati costruttivi anche quando si parla di rinnovo del CCNL, questo non può essere considerato un tema secondario da nessuno.
FAI Cisl, FLAI Cgil e UILA Uil, fortemente contrariate, hanno inviato alle Direzioni aziendali delle Industrie del settore alimentare dell’intera penisola, una nota sindacale unitaria per esprimere tutto il disappunto rispetto alla mancata disponibilità di Federalimentare di dare continuità al tavolo di trattative per andare al rinnovo del CCNL, indicando anche quale data ultima l’8 maggio per la ripresa del negoziato, in caso contrario, riprenderanno le iniziative di protesta e mobilitazione a partire dal 9 maggio p.v. con blocco delle flessibilità, lavoro straordinario e supplementare.
FAI CISL FVG |
FLAI CGIL FVG |
UILA UIL FVG |