AGRICOLTURA: Dalla rotta balcanica ai campi del Friuli Venezia Giulia, il nuovo caporalato
Aumento esponenziale nel comparto agricolo di aziende senza terra né regole gestite da pakistani che sfruttano connazionali
Negli ultimi mesi guardia di finanza e ispettorato del lavoro ne hanno scoperte diverse, soprattutto tra le coltivazioni di barbatelle e nei vigneti della destra Tagliamento. Aziende gestite da stranieri che danno supporto ad altre aziende agricole con lavoratori in nero, loro connazionali. I senza tutele, in queste settimane di caldo rovente, spesso lasciati esposti sotto il sole per l’intera giornata, denuncia Fai Cisl in allarme anche per i numeri del fenomeno.
Stefano Gobbo (FAI Cisl del Friuli Venezia Giulia)
Negli ultimi due anni in FVG sono state aperte oltre 190 partite IVA per lavori soprattutto connessi all’agricoltura, quindi aziende senza terra ma che forniscono supporto ad altre aziende agricole, ciò che rileviamo è che queste aperture di partite IVA sono fatte soprattutto da pakistani quindi da una immigrazione dalla rotta balcanica.
Gli occupati in agricoltura di origine pakistana da 70 sono saliti a 1500 in 5 anni, rileva Gobbo citando dati INPS e senza escludere che possano essere richiedenti asilo già nel sistema di accoglienza anche se al riguardo mancano certezze.
Spesso dichiarano una sede legale che risulta a tutti gli effetti irreperibile, assumono i propri connazionali attraverso un regolare contratto di lavoro. Segnalata la mancanza assoluta di regolarizzazione delle giornate lavorative. Per il sindacato un fenomeno che deve essere monitorato, sorvegliato, anche a tutela delle aziende agricole virtuose.
I sindacati hanno già allertato le Prefetture con la richiesta di maggiori controlli e di rivedere il codice degli appalti sensibilizzando le aziende sui rischi connessi ad un appalto non trasparente.
Il fenomeno conferma intanto il cambio di provenienza in atto tra gli stagionali stranieri dell’agricoltura, sempre più in arrivo dai paesi asiatici e meno dell’Est Europa e transfrontalieri, rileva ancora Fai Cisl, confermando per il comparto una occupazione stabile sulle 18 mila unità per la gran parte a tempo determinato a fronte però di un fabbisogno di manodopera nell’intera filiera in crescita e stimato in 3mila unità.